Studi psicologico-clinici sulla psicologia mafiosa.
Abstract
Questo lavoro propone una review degli studi sulla psicologia mafiosa che la ricerca gruppoanalitica soggettuale ha prodotto negli anni (sono 15 dalla pubblicazione del primo lavoro “Mafia e Follia: il Caso Vitale. Uno studio psicodinamico e psicopatologico” –Psicoterapia e Scienze Umane, 1995). Tali studi si sono sviluppati lungo tre principali direzioni:
- (a) lo studio sui processi relazionali dialogici tra mondo interno e mondo esterno nelle famiglie mafiose (Cosa caratterizza il con-cepimento familiare nel mondo mafioso? Come nasce e si sviluppa il self in relazione alla famiglia e alla polis? Quali fattori psichici caratterizzano l’appartenenza alla famiglia mafiosa? Come si intrecciano il livello transpersonale familiare e antropologico nei membri delle famiglie mafiose?);
- (b) lo studio delle dimensioni fondamentaliste e psicopatologiche nel mondo mafioso, anche in relazione a come esse si presentano nel set(ting) psicoterapeutico (Come si esprime la sofferenza nel mondo mafioso? Attraverso quali configurazioni psicopatologiche? Quali vissuti co-transferali attivano, nei terapeuti, i pazienti provenienti da questi mondi?);
- (c) lo studio delle ricadute psichiche sui cittadini e sulle comunità della presenza della mafia con particolare attenzione alla sofferenza psichica delle vittime (Come si configurano le reti sociali in comunità fortemente attraversate dalla presenza mafiosa? Quali prezzi psichici pagano le vittime della mafia? Cosa impone sul piano psichico la minaccia criminale?).
In questi quindici anni di lavoro ci siamo occupati di comprendere cosa accade nella mente degli appartenenti alle famiglie mafiose, ma anche nella mente di chi la mafia la subisce (cittadini, vittime, comunità) nel tentativo di costruire un modello interprativo complesso in grado di compiere una lettura integrata del fenomeno entro i livelli sociale, culturale, antropologico e psichico.
Molteplici sono state le difficoltà incontrate nel corso di questi studi: difficoltà di ordine metodologico, difficoltà rispetto alla rilevazione dei dati (reperibilità dei materiali di prima mano) e, non ultime, difficoltà rispetto alla possibilità di visualizzare e elaborare le dinamiche emotivo-affettive che inevitabilmente si attivano nel ricercatore impegnato in questo campo (…in questa terra). L’oggetto di studio “fenomeno mafioso” innesca infatti nel ricercatore-osservatore un forte coinvolgimento emotivo che, se non opportunamente elaborato, può interferire con la raccolta dei dati e con la lettura degli stessi. Da questo punto di vista l’utilizzo del metodo clinico e l’aver abbracciato una prospettiva epistemologica (quella della complessità) che consente di andare oltre le dicotomie e che include l’osservatore nel campo osservato, ci ha consentito di definire sempre più chiaramente le ipotesi delle nostre ricerche e di utilizzare strumenti sempre più accurati, oltre che parametri statisticamente validi, per raccogliere dati utili all’approfondimento dell’oggetto di studio.
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Rivista di Psicologia Clinica. Teoria e metodi dell'intervento
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ISSN 1828-9363