Per una psicologia clinica emanazione del senso scientifico: dall’ibridazione conoscitiva con il modello medico alla collocazione entro una precisa e rigorosa definizione di un modello operativo.
Abstract
Il presente articolo si pone come obiettivo quello di delineare un modello operativo psicologico strictu sensu. Se in ambito sanitario il rigore e la precisione della corrispondenza tra le prassi operative e lo statuto epistemico dell’unità anatomo-funzionale (l’oggetto di indagine del modello medico), consentono di ancorare il modello operativo medico ad un senso scientifico, ancora rimane una questione aperta e insoluta in ambito psicologico. Ad esempio, il modello medico distingue la prassi diagnostica in due tipologie principali: la diagnosi ad eziologia certa e la diagnosi ad eziologia incerta. Nel secondo caso, in particolare, non potendo spendere l’etichetta diagnostica, entra nel merito della descrizione del quadro clinico e antepone la qualifica di sindromica ad alcuni elementi di carattere descrittivo (riferiti a quale è la componente o la funzionalità dell’unità anatomo-funzionale coinvolta; per esempio: Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita). Trasporre quest’argomentazione in ambito psicologico, invece, comporta incappare in alcuni buchi (conoscitivi) che hanno avuto (e tuttora hanno) forti implicazioni sull’operato della disciplina. In questo ambito, non potendo rintracciare l’intervento di alcuna causa (in quanto l’oggetto di indagine ha statuto epistemico di costrutto teorico), tutti i quadri clinici dovrebbero essere riconducibili, in primis, ad una diagnosi ad eziologia incerta e in secundis, comunque, non risulterebbe possibile spendere l’etichetta diagnostica ma, tutt’al più, la descrizione di un quadro clinico di carattere sindromico. Pertanto, trattandosi di una prassi che viene applicata in modo spurio, oltre che volta al perseguimento di un obiettivo di guarigione - quale quello del modello medico - e fondata sulla nozione conoscitiva della causa, risulta illegittima (in termini scientifici), ergo inapplicabile in ambito psico-logos.
Ecco allora che, secondo quanto verrà prospettato all’interno dell’articolo, la collocazione in paradigmi interazionistici rende disponibile l’osservazione per cui la realtà su cui lavora il modello psico-logos (discorsivamente intesa e costruita nell’interazione) risulta incerta, costantemente mutevole e che può essere cambiata in qualsiasi momento e qualsiasi essa sia. Quanto assunto è il fondamento che consente di definire un modello operativo che operi sul logos e quindi sulle modalità di costruzione della realtà. Il criterio dunque, non può più riferirsi all’eziopatogenesi e, conseguentemente, l’obiettivo del modello operativo, non è di guarigione bensì di cambiamento della configurazione discorsiva.
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Rivista di Psicologia Clinica. Teoria e metodi dell'intervento
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ISSN 1828-9363