[Il convegno napoletano sulla salute mentale] - La psicologia clinica nei Ser.t.
Abstract
La lettura del libro di Renzo Carli e Rosamaria Paniccia è stata un’occasione per ripensare - partendo dal discorso degli autori sul cambiamenti della domanda di aiuto nelle U.O.S.M. - a come, in realtà, questi cambiamenti riguardino il Servizio Pubblico in generale. I bisogni dell’utenza e il suo modo di percepire il disagio, sia fisico che psicologico, hanno subito una profonda trasformazione, al pari del rapporto dei cittadini/consumatori con le Istituzioni. Il Servizio Pubblico sembra accettare con fatica tali cambiamenti .
Per introdurre il tema del cambiamento valoriale al quale abbiamo assistito negli ultimi decenni utilizzerò due esempi tratti dal mondo della pubblicità.
A fine anni ’90 la pubblicità della cucina Berloni con lo slogan “una bellezza forte più del tempo” mostrava la dimora Berloni grande bella solida tutta illuminata destinata a durare come la stessa famiglia di imprenditori.
E’ di questi giorni la pubblicità della cucina Ikea con lo slogan “Fate pure tutti i sogni che volete, in una cucina Ikea ci stanno tutti”, quelli evocati nel filmato sono sogni di facciata, stereotipati che, tra l’altro, non riguardano affatto la cucina o il cucinare!
Vorrei partire da un passo del libro di Carli e Paniccia che si riferisce proprio al cambiamento valoriale: investimento diffuso, basso costo del denaro, accesso al credito da parte di un’area della popolazione senza garanzie, aumento dei consumi e aumento dei prezzi, alto tenore di vita. Tutto questo ha profondamente alterato non solo le abitudini e i modelli di riferimento di vasti strati della popolazione dei paesi industrializzati; ha altresì inciso sui valori condivisi e sui sistemi della relazione sociale: al solidarismo si è sostituito un individualismo aggressivo e competitivo. Ai valori della cultura si sono affiancati, sino a prevalere, quelli del consumo e dell’apparire.
Più avanti si fa riferimento al fatto che il cambiamento nel sistema del credito bancario ha costretto molti risparmiatori a trasformarsi in investitori, il “gioco finanziario” non solo ha coinvolto molte persone producendo impoverimenti, fallimenti e delusioni in moltissimi investitori, ma ha prodotto, contemporaneamente, un significativo cambiamento del modo in cui la nostra società simbolizza il danaro e il proprio rapporto con esso: è il danaro che produce danaro più di quanto non ne produca il lavoro e l’impresa.
I guadagni, quindi, non dipendono più dalla nostra fatica, dalla nostra capacità produttiva reale, quanto dalla nostra capacità di reggere una dimensione virtuale della propria vita e del proprio tenore di vita. Si vive costantemente in una dimensione “come se”.
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Rivista di Psicologia Clinica. Teoria e metodi dell'intervento
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ISSN 1828-9363